lunedì 30 marzo 2009

RECENSIONE DISCO - Fever Ray - Fever Ray

PUBBLICATA SU INDIE-ROCK.IT

Fever Ray:
Fever Ray

ANNO: 2009
ETICHETTA: Rabid

"Ansioso e luminoso, piovoso ed innevato"

VOTO: 8

GENERE: electro-pop nordico.

PROTAGONISTI: Karin Dreijer Andersson: conosciuta al di fuori dai confini svedesi per gli ottimi risultati internazionali ottenuti, con suo fratello, nei Knife e per aver collaborato con i norvegesi Royksopp ('What Else Is There?') e i belgi dEUS ('Slow').

SEGNI PARTICOLARI: opera prima, da solista, per la cristallina Karin. Fever Ray arriva dopo il successo di 'Silent Shout', terzo disco in studio per i Knife. Anche l'esordio della Andersson è prodotto da Christoffer Berg, già dietro i comandi nei suoi progetti precedenti.

INGREDIENTI: electro a tratti molto minimalista, con scorci di arcobaleni. Il sole tra le neve appena posatasi su una struttura ritmica cupa.

DENSITA' DI QUALITA': Karin è, nel nostro immaginario, la voce dei ghiacci e delle nevi nordiche. Ha quel timbro inconfondibile che potresti riconoscere ovunque. Anche sotto ogni effetto e distorsione applicatole, la sua glaciale purezza è un dono limpido. 'Fever Ray' è un disco ansioso e luminoso. Piovoso ed innevato. Ad aprire questo suo esordio troviamo il primo singolo estratto, 'If I Had A Heart'. Una cupa trama sonora. Se avessi un cuore potrei amarti. Un dialogo claustrofobico tra una voce profonda e lontana e il pulito canto di Karin. 'When I Grow Up', tra i brani più riusciti, esprime magnificamente il liricismo della cantante svedese che si appoggia come solo lei sa fare su un beat minimalista ed una chitarra ritmica. 'Dry And Dusty' gioca ancora con il dialogo tra voci mentre 'Seven' cerca una via più electro, con un basso a strutturare il brano ed aperture sonore che si diffondono tra le pianure innevate della Svezia. La successiva 'Triangle Walks' si riempie di barocchismi divenendo uno dei lavori musicalmente più 'vivaci' di quest'opera. Al contrario, 'Concrete Walls' è un'altra traccia al piombo, grigia e cadenzata. Le liriche traggono spunto dalla seconda maternità di Karin. La composizione diviene un'anti-ninnanna, proprio come 'If I Had A Heart' può essere considerata, commercialmente, un anti-singolo. 'Now's The Only Time I Know' trova le migliori linee melodiche del disco amalgamandosi con una struttura ricca e aperta. Probabilmente l'apice della produzione Fever Ray che riusciamo a scovare. 'I'm Not Done' è un'altra perla, costruita attorno ad un beat complesso ed armonioso. Ampia e coinvolgente. 'Keep Streets Empty For Me' è, invece, completamente in balia della voce della Andersson: un tappeto sonoro dove Karin si adagia e lascia libero sfogo alle sue ansie e ai suoi desideri. In coda, 'Coconut'; un lento concludersi.

VELOCITA': si viaggia su binari nordici ai 100 bpm con qualche rara accelerata e qualche conseguente rallentamento.

IL TESTO: "I live between concerte walls / In my arms she was so warm / Eyes are open and mouth cries / Haven't slept since since summer", tratto da 'Concrete Walls'.

LA DICHIARAZIONE: da una dichiarazione della stessa Karin: "La metà delle canzoni vertono sul subconscio, sono idee di cose che succedono. Molte di esse riguardano il sognare di giorno, quando si è svegli ma stanchi; e molte delle storie sono realmente accadute nel mondo."

IL SITO: 'Feverray.com'.

Mattia Barro

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