venerdì 24 settembre 2010

"a piccoli passi capiremo dove l'alcool costa meno."

Scriviamoci da farci sgretolare i polpastrelli. Ci.
E' colpa mia,
se siamo diventati ritornelli di canzoni scritte coi pennarelli sugli A4.
Non sai quante volte percorrendo l'A4 ho sperato mi tamponassi tutto il sangue che fuoriesce che fuori stiamo irrigando le risaie circostanti con le nostre risa. Alla prossima rissa fermami prima.
Distruggi tutto.
Ti chiedo il numero di un buon terapista ma non sei convinta di darmelo e di darmela vinta. Vinto dagli sforzi di un altro giovedì sera ti chiedo se hai ancora voglia di bere. Se hai ancora voglia.
Firmato il contratto, hai firmato il tuo impegno. Come pegno del mio impeto mi hai dato un disegno di una casetta di legno costruita in cima ad un albero di plastica riciclata. Vienimi a trovare se vuoi. Che resto a casa anche oggi.
Il nero si è fatto più piccolo, ma intenso e teso come sono sento che non va poi tanto meglio quando mi paragoni a questo settembre insorto. Sorso dopo sorso un tea ha fatto già il suo corso e non ti obbligo a firmare la petizione per lo sgombero che intanto lo si fa in piena tranquillità e volontà.
I mercoledì passati sui tavolini a far strategie per rispondere a comportamenti corpo a corpo che facebook non ci regalerà. Anche con la realtà aumentata è aumentata la realtà palese del freddo polare che tu hai le maniche corte, le braccia corte sul tempo e una corte dove perdere e prendere tempo.
Chiamami se finisci prima che finisca di aspettare. Tu sai l'aspetto che ho, annaspi però.
Non è il caso di inzupparci che in questo secolo la paura di prendere un raffreddore è la stessa che combattere in una trincea di discussioni epiche.
E a piccoli passi capiremo dove l'alcool costa meno.
Meno di zero.
Gradi centigradi.

Mattia Barro - My Bear, My Beers and Me with my Beard.

sabato 18 settembre 2010

"Come quando piove in trincea, ad Ivrea"

Come quando piove in trincea, ad Ivrea.
La mia Africa europea e il deserto a Milano alle cinque del mattino.
I tram si sono scontrati come quando ti ho detto che saremo stati omogenei e omofobici. Aborigeni con le Converse slacciate.
In città tutti fotografi e per piacere post-producetemi un sorriso d'intesa che prelevo prima che la banca s'intasi. In sintesi, sintassi scorretta.
Sarà che poi il destino arriva, mi hai detto, ma poi si è chiusa la chat e il server è risultato temporaneamente assente; proprio ora che serve.
La musica anni '50 nei dj set trasforma il pubblico in dementi ondeggianti dico, e indico. I tuoi occhi indaco.
Indaga su quale faida sto partecipando e fai da testimone oculare. Occultati i sentimenti ho il culo di sentire ancora i tuoi tramite i messaggi di posta che non arrivano più.
Faccio la cazzata più grande che ci sia e ti scrivo di nuovo. Ti scrivo di nuovo.
Non citarmi in giudizio, anche se il tuo giudizio su di me si sta decomponendo. Le guerre infinite ci lasciano in fin di vita fino a che qualcuno non ci porti via.
Scrivimi un messaggio se c'è un posto in più in macchina che ho perso ogni altro passaggio e il Magnolia sta chiudendo.
grazie.


Mattia Barro

mercoledì 15 settembre 2010

"Nei cinema all'aperto c'è odore di chiuso"

Nei cinema all'aperto c'è odore di chiuso.
Sprofondiamo in silenzi infiniti con le risate attorno che sembrano registrate e non siamo altro che uno zoom out chilometrico. Parlo per ore con il tuo corpo scheletrico e qualcuno mi zittisce da fondo sala, ma infondo sei tu. A fondo son io. L'uomo del riso dorme ancora.
Se solo avessi una tenda potremo tentare di riavvicinarci alla terra e ravvivarci a vicenda. Radicati e radicali nelle nostre scelte alcoliche non ci siamo più parlati o paragonati ai film. La tua tivù non è la mia tivù: abitiamo così lontano dal telecomando.
Ti addormenti ancor prima che possa dirti addio e la casa rimane al buio come se il domani fosse ancora tutto da disegnare con le matite Ikea sparse per la stanza.
Puoi firmarmi la giustificazione per poter saltare la nostra prossima discussione?
Le disinfestazioni e i visi in festa nelle peggio locazioni che no, quindici euro per entrare in questo posto di merda non li metto.
Mi dici che dovremo uscire insieme per non pensare all'astio che c'è ma pare tu abbia invitato tutta Milano e gli open bar gratuiti costano comunque troppo e no, non me li posso proprio permettere e mettere su la camicia buona di h&m.
Rimango in città solo per non star solo e per noi ma, ah scusa, non c'è nessun noi. Ridammi indietro le parentesi e le paresi degli ultimi sorrisi.
Cosa mai ci sarà da fare in centro adesso.

martedì 7 settembre 2010

"Parlami di cosa non sei più"

mi son scontrato contro le tue ossa e ora si sono incastrate con le mie. Che pareva mangiassimo alcool e altro no. La tua maglietta invisibile con le maniche su.
Credevo avessi smesso di scrivere, non mi hai detto. Che detto così sembra ammirevole.
Ho cancellato ogni nastro inciso e deciso di mettere nastro adesivo attorno ai ricordi a buttarli giù nel fiume. per inciso, giù dal dirupo. Etichette senza nome e ticket scaduti.
Oggi sei così triste che ti si sta sciogliendo la faccia ma comunque ancora non rispondi. Quando ti chiedo.
Non andiamo più a comprare birre dai pakistani?
non andiamo più a comprare birre dai pakistani?
Parlami di cosa non sei più. Parlami di cosa non vuoi più per cena che ho fatto cinquanta euro di spesa. Parlami di come non sei più.
Costruiti bellissimi edifici mi passi l'accendino per la dinamite e le dita che mi stringono l'avambraccio sono acciaio nella mia carne e tu dici che mi senti vicino. Carino.
Il talento che avevo te l'ho regalato senza ritegno e assegno.
Così nel giorno in cui non andammo a segno.


Mattia Barro