sabato 31 gennaio 2009

RECENSIONE CONCERTO - Pivot (Casa 139, 5.11.08)

PUBBLICATA SU INDIE-ROCK.IT

5-11-2008
Pivot @ La Casa 139, Milano
Il gruppo si chiama Pivot e viene dall'Australia. Il loro secondo disco, 'O Soundtrack My Heart', è uscito quest'estate. L'etichetta che li lancia è la Warp, una certezza. E' lecito, quindi, aspettarsi dell'ottima musica. E' ciò puntualmente accade.

Il terzetto sale sul palco e, per circa un'ora, ci inonda di trame sonore decisamente interessanti. Sulla scia dei Battles, loro compagni di label, il live è un rock sperimentale-strumentale in cui la voce appare solo in sporadici episodi, come strumento aggiuntivo. Mantenendo ancora un attimo il paragone coi Battles, dove la band newyorkese ci mette forte tecnica nella costruzione dei brani, i Pivot si lasciano completamente trascinare dall'istinto e dalle proprie emozioni.

Uno show musicalmente animalesco dove spesso è il nervosismo eclettico delle produzioni ad intrigare. La batteria è il perno su cui ruotare le intere composizioni (molti brani sono suonati con le percussioni riverberate e ritmiche spasmodiche) e su cui, molto spesso, l'attenzione si getta interamente. Tappeti di tastiere, ossessività MAC-caniche, ritmi ad ostacoli. Ottimo il lavoro sullo sviluppo delle tracce, il quale mantiene il pubblico totalmente rapito dell'evoluzione sonora. Semplicemente due tastiere, una chitarra, un computer ed una batteria. Brani come 'Sweet Memory', 'Sing You Sinners' o la title-track del loro disco d'esordio risultano immediati anche nella loro complessità.

Un'ottima prova corale che si conclude con l'atipica (parlando a riguardo dei loro brani) scelta di portare come bis 'I Zimbra' dei Talking Heads, la quale ha il magico potere di rallegrare e scatenare qualsiasi individuo stipato nell'intimità della Casa 139.

Credo che, a concerto finito, tutti siano usciti con un'enorme voglia di suonare. Qualsiasi cosa.

Mattia Barro

RECENSIONE - The Niro (17.01.09)

PUBBLICATA SU INDIE-ROCK.IT

17-1-2009
The Niro @ Koko, Biella
Il Koko è un nuovo club nel biellese che porta, come in precedenza aveva fatto il Babylonia (stessa gestione?), una bella dose di cultura live nella provincia piemontese. Un'opportunità per molti gruppi di rodarsi. Questa sera, in apertura, la band è di casa e di nome fa All About Kane. Ed è proprio il nome a svelarci che il gruppo in questione proporrà una visione intima ed onirica del mondo di Kane. Un pop ampio e melodico, citabile tra Snow Patrol e One Republic (ebbene sì). Un'apertura abbastanza lunga ma che non appesantisce. Le strade percorse sono buone, però ancora prive di una totale autonomia compositiva.

Ed il palco si svuota. Ne emerge una sola figura: Davide Combusti. Voce e chitarra. La capacità di reggere la tensione di un concerto chitarra-voce è di difficile impresa. Non tutti i musicisti vi riescono, ma anzi, in molti, soprattutto i più egocentrici, tendono a frantumarsi contro le difficoltà che emergono in questo genere di rappresentazioni.

The Niro. Voce e chitarra. The Niro. La sua voce riesce a sgusciare agilmente tra una varietà elevata di modalità canore, dal falsetto al mormorio, dall'emozionato all'emoziante. The Niro. La sua chitarra è totale. Le sue mani coprono a turno tutta la tastiera della chitarra e sono rapide, precise, in continua moltiplicazione. La retina appena focalizza un dito subito lo perde nel suo spostamento, finendo col riprodurre nel nostro cervello un'invasione di mani. The Niro. Voce e chitarra. "Sfortunatamente non sono potuto essere qui con la band poichè il nostro bassista, appena qualche giorno fa, ha subito un infortunio. Spero di riuscire, in ogni caso, ad arrivarvi".

La mancanza è colmata dall'incredibile capacità di arricchire, anche in una veste così spoglia, il quadro sonoro. Una versione intimistica di ogni stralcio di vita di un uomo ordinario: "Questa canzone parla di amore e di indifferenza."

Mattia Barro

RECENSIONE DISCO - Circlesquare - Songs About Dancing and Drugs

PUBBLICATA SU Indie-rock.it

Circlesquare:
Songs About Dancing And Drugs

ANNO: 2009
ETICHETTA: !K7

"Un gioco continuo che si affaccia nell'electro, nel rock, nello shoegaze, nell'elettronica"


VOTO: 7


GENERE: elettronica con echi rock, pop, shoegaze.

PROTAGONISTI: Jeremy Shaw, aka Circlesquare, è un produttore canadese.

SEGNI PARTICOLARI: primo disco con l'etichetta !K7 dopo aver pubblicato una serie di album con la Output di Trevor Jackson. L'esordio ufficiale risale al 2003 con l'uscita di 'Pre-Earthquake Anthem'.

INGREDIENTI: le tracce di Jeremy spesso contengono un comune denominatore. Inizialmente i brani sono ridotti all'osso, scarni e morbosi, quadrati e stabili. La trama che si sfila nei minuti a seguire (tutti i brani sono di almeno 5 minuti) è un lento e coinvolgente filone emotivo che allarga la superficie sonora. Il quadrato si fa cerchio e il cerchio si fa quadrato. Un gioco continuo che si affaccia nell'electro, nel rock, nello shoegaze, nell'elettronica.

DENSITA' DI QUALITA': 'Hey You Guys', in apertura, è una completa e avvolgente sintesi dell'idea musicale di Jeremy. Si inizia con un meccanico duetto voce-chitarra muta, statico nella sua melodia danzante. I suoni che vengono ad affiancarsi in seguito rafforzano e riempiono completamente lo spazio salendo fino all'attesa esplosione finale che coincide, spesso, con il ritorno alla forma base del brano. La seguente 'Dancers' ricorda da vicino le atmosfere di Bomb The Bass (suo compagno di scuderia). 'Timely' ha qualcosa di alieno ed alienante nel suo incedere mentre 'Music For Satellites' ricorda un Eno più spoglio. 'Ten To One' ritorna ad accelerare per sfracellarsi sul Silenzio di 'Bombs Away, Away', epica. Lasciata in conclusione la suite (o quasi tale) 'All Live But The Ending', 13 minuti di idee e sviluppi. Sembra che tutto ciò che fosse stato dimenticato prima venga inserito qui, nel maggior esempio di Circlesquaring riscontrabile. Che la vita è tutta una questione di sviluppo della trama, a quanto pare.

VELOCITA': i battiti cardiaci alternati alterati.

LA DICHIARAZIONE: "I named the album in the tradition of Leonard Cohen, Talking Heads, Big Black, etc. I always loved the directness of Songs from a Room, Songs of Love and Hate, More Songs About Building and Food, Songs About Fucking... Dancing, drugs and science seemed to be the most prevalent themes of the album, as usual, so I went with the first two."

IL SITO: 'Songsaboutdancinganddrugs.com'.

Mattia Barro

lunedì 26 gennaio 2009

"Continuare a ripetere Continuare a ripetere Continuare a ripetere" - SDVQ

Che continui a ripetermi che ci sei e ti rispondo che quella nave l'hai già colpita ed affondata. Seleziona le coordinate. Altre coordinate. Altre coop. Altre altre altre altre. I tuoi miseri tentativi di sembrare anormale quando dici frasi epocali per essere citata nei discorsi demagogici. I tappi per le orecchie con rincari del 2% e tu rincari la dose di amarezza nel rispondermi che non puoi cambiarti, che la merce si poteva cambiare solo entro il 31 dicembre, come sempre.
Che continuo a ripeterti che comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarò al cesso a leggere altro. Non sono nomi ma assonanze. Non sono nomi e cognomi ma assonanze. Somiglianze.
Che continui a ripetermi che ci sei e ti rispondo che quella nave l'hai già affondata e colpita. Seleziona le coordinate. Altre coordinate. Altre coop. Altre altre altre altre. I tuoi miseri tentativi di sembrare normale quando dici frasi rivoluzionarie per essere citata nei discorsi democratici. I tappi per le orecchie con rincari del 6% e tu rincari la dose di consapevolezza nel rispondermi che non puoi cambiarmi, che la merce si poteva cambiare solo entro il 31 dicembre, come mai.
Che continuo a ripeterti che comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo comunque vada sarà un successo ovunque tu vada sarò a leggere dell'altro. Non sono nomi ma assonanze. Non sono nomi e cognomi ma assonanze. Somiglianze.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Che continuo a ripetere.
Non mi resta altro da fare.


Mattia Barro

lunedì 19 gennaio 2009

"Sono completamente disinteressato al tuo acne giovanile" - SDVQ

I buchi neri della tua anima, del tuo culo, della tua bocca dove ingoi tutto ciò che potrei darti al massimo delle mie possibilità. I possibili modi e moti con cui posso cercare di farti vedere che ci sono che ci sono che ci sono che ci sono che ci sono che se te lo scrivo tanto magari pensi che alla fine, ci sono. Tutte le ditarotte.
Tutte le ditarotte.
Ho preso le distanze dal tuo setto nasale e dalle tue settecentomila tonnellate di parole che iniziano con _. come sempre. Come se_presentassi a Dio il conto per tutto ciò che _i deve dare indietro.
E penso che tradirti con tutti i microcefali viventi sia un modo abbastanza carino per dirti che sono stanco. Che rapportarmi a te è la maratona di New qualcosa. E non mi pare ci sia nulla di nuovo.
Coi tuoi silenzi mi sono pagato il mutuo sulla casa e le multe per i divieti di sosta sul tuo cuore che hai chiamato l'Aci per la mia rimozione forzata. Forzata. Forzata. Sforzata. Forzata. Forzata.
I burroni delle tue frasi sospese sui puntini.
I fili tesi tra te e me che passano per un altro meccanismo.
Il metallo.
I meccanici che dicono che perdo olio dagli occhi ma non ho fatto incidenti che hanno inciso su possibili altri meccanismi. La ruggine che s'instaura quando non parliamo per 18 anni filati e i fiati corti.
Sono completamente disinteressato al tuo acne giovanile.
Ti chiamo e mi dici che non sai e non ti sento che ho altro per la testa e la tua voce è frastuono e tra un tuono e l'altro son finiti i colpi di fulmini e sono rimasti solo i colpi che ci diamo per ferirci e i colpi che ti do nello scoparci.
Che la fine di qualcosa è l'inizio di qualcos'altro ma ho totalmente perso l'inventiva e non so trovare nulla di New se non correre correre correre e dove cazzo corro con queste converse rotte me lo chiedo ancora.
Sai,
sono completamente disinteressato del tuo acne giovanile.
E dei buchi neri della tua anima, del tuo culo, della tua bocca.
Che oggi piove ma forse smetterà e profumerà tutto di nuovo che anche il gelo finisce. Che anche un credo finisce. Che anche se ci credo poi finisce.
Come noi.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

domenica 18 gennaio 2009

INTERVISTA - Offlaga Disco Pax

PUBBLICA SU INDIE-ROCK.IT

Interview: Offlaga Disco Pax

Incontriamo Max Collini degli Offlaga Disco Pax al Magnolia di Segrate (MI), prima della loro esibizione in programma di lì a poco. Max prepara il piccolo spazio a disposizione, cercando un adeguato posizionamento per noi ed il registratore. Sposta le sedie molto vicine in modo che la conversazione possa essere più intima, mettendoci a nostro agio. All'interno del piccolo luogo adibito a camerino, formaggi ed affettati inondando l'aria di un sapore quasi da sagra popolare.

Indie-Rock: Siete arrivati al fatidico secondo disco. Dopo 'Socialismo Tascabile', arriva 'Bachelite'. Come è stato il diverso approccio ai vostri due lavori?

Max Collini: certamente son due dischi che abbiamo lavorato in modo diverso. Diciamo che l'esperienza del primo è stata utilissima per poter pensare a questo secondo dal punto di vista sonoro in maniera più strutturata. Oltretutto avevamo maggiori risorse, dato che 'Socialismo Tascabile' era andato bene. Potevamo rimanere in studio con più tranquillità. La lavorazione dei brani è stata più lunga e ci siamo presi il tempo necessario per poter produrre al meglio delle nostre possibilità. Il primo era stato registrato in un paio di settimane, mentre questo in sei, e credo che si senta nell'impatto sonoro. Il suono del secondo disco è decisamente più lavorato. Abbiamo scelto di usare nastri analogici proprio per ritrovare una maggiore qualità.

Indie-Rock: Invece per quanto riguarda la scrittura, come l'hai vissuta? All'epoca del tuo primo disco avevi già i tuoi racconti ed avevi dovuto svolgere un lavoro prettamente di riadattamento, mentre in quest'ultimo sapevi già che, presumibilmente, i tuoi racconti sarebbero finiti direttamente nell'album. Come ha influenzato ciò la tua attitudine allo scrivere?

M.C.: Per me è stata una cosa un po' diversa, nel senso che nella scelta del materiale da inserire nel disco, la mia consapevolezza era maggiore. Comunque, la selezione del testi viene svolta insieme. Io propongo dei brani ed essi devono corrispondere al gusto di tutto il gruppo. In questo caso, c'era già l'idea che sarebbero potuti finire nell'album e, addirittura, tre testi del disco son stati scritti appositamente con quel fine. Mentre prima il mio approccio alla scrittura era "intanto scrivo, poi si vedrà in futuro" o addirittura "scrivo e basta" (quando il gruppo non c'era ancora), in 'Bachelite' alcuni testi, come 'Lungimiranza', 'Fermo!' e 'Onomastica', son scritti appositamente per un loro ipotizzabile uso. Poi chiaramente son piaciuti e son entrati a farne parte. Altre scelte, invece, come 'Venti Minuti' e 'Ventrale', son più intuizioni di Enrico e Daniele, poiché io non li avrei pensati adatti alla realtà degli Offlaga Disco Pax.

Indie-Rock: Quindi per i testi su cui lavorare, tu proponi un certo numero di brani dai quali vengono poi scelti, dal gruppo, quelli che verranno sviluppati...

M.C.: A volte io propongo, a volte son loro che leggono qualcosa di mio e mi chiedono di utilizzarlo. Non c'è un sistema predefinito. E' una decisione concorde, sia sulla musica che sui testi.

Indie-Rock: Chi consideri coloro da cui trai ispirazione nello scrivere?

M.C.: Ho iniziato a scrivere a 30 anni suonati, ora ne ho 41, e non avrei mai pensato che avrei scritto qualcosa. Devo ciò a due situazioni. La prima cosa è stata avere a disposizione un computer, che fino a trent'anni non ho posseduto. Di certo, se avessi dovuto scrivere a mano, mi sarei limitato a delle lettere. Il computer mi ha reso più spontanee le mie composizioni. Oltre a ciò, grazie alla lettura di alcuni testi, ho capito che avrei potuto farlo anche io. La prima cosa che ho scritto in età adulta è stato il testo di 'Superchiome'. Naturalmente non nasceva con l'idea di finire in un progetto musicale, ma era semplicemente il ritratto di una persona che stavo frequentando. Ho continuato a scrivere senza obiettivi, per me o per amici a cui mandavo i brani per email, senza ambizione. La seconda situazione è derivata dal fatto che un racconto che ho scritto è stato letto da Giuseppe Calicieti, un noto scrittore di Reggio Emilia di saggi e romanzi molto belli (come 'Fonderia Italghisa' che è uno dei miei romanzi preferiti), il quale l'ha pubblicato sulla gazzetta di Reggio, di cui cura una rubrica. Io non glielo avevo mandato a tale scopo, ma solo per farglielo leggere, poiché sono un suo ammiratore. Lui mi ha fatto i complimenti ed incoraggiato a continuare e, sentendomi gratificato, ho preso convinzione dei miei mezzi. L'altro personaggio fondamentale è stato Arturo Bertoldi, l'autore del testo di 'Cinnamon', con cui ho condiviso la mia militanza, negli anni '80, a Reggio Emilia. Aveva scritto questo brano ('Cinnamon', ndr) e mi era piaciuto enormemente. Queste due persone sono state le molle che mi han portato a scrivere con più convinzione.

Indie-Rock: Trovo geniale il modo in cui 'Cinnamon' e 'Ventrale' riescano a sviluppare una sorta di percorso politico mondiale attraverso percorsi (gomme da masticare e salto in alto) totalmente distaccati dalla politica...

M.C.: quando ho letto 'Cinnamon', per la prima volta, ne son rimasto sconvolto. Geniale. Per quanto riguarda ciò che produco io, in realtà, non ho tecnica; non mi sento un vero e proprio scrittore. Scrivo attraverso un flusso emotivo anche se, in ogni caso, ho un'idea approssimata della storia che voglio raccontare. Come poi viene fuori, a volte, è del tutto inaspettato. Un testo come 'Fermo' o 'Venti Minuti' non pensavo sarebbero diventati ciò che sono ora.

Indie-Rock: come racconteresti, a chi non li ha vissuti, gli anni '80 italiani?

M.C.: mi viene soltanto da dire che la politica ed il Partito Comunista di allora erano una cosa molto seria, non come adesso. E con questo non voglio fare il nostalgico che dice "si stava meglio quando si stava peggio" perché credo che si stava meglio quando si stava meglio. La politica fino agli anni '80 era trattata davvero con una grande serietà. Da qualunque schieramento e partito. Credo che avesse più nobiltà, o un qualche valore in più che ora è andato perso. Non voglio fare il qualunquista, dato che non rispecchia ciò che sono, però ricordando con quale ardore ed ingenuità mi affacciavo al mondo politico a vent'anni, vedendo ora, cosa ne è rimasto, si nota che è cambiato tutto, completamente. Forse non c'è più bisogno di una politica così importante ora che la società è cambiata. In Europa troviamo ancora tali valori che qua sono andati persi. La politica italiana non è seria.

Indie-Rock: A mio parere, la maggior parte dei giovani d'oggi è apolitica. Tu sei di Reggio Emilia dove, riprendendo una tua dichiarazione, l'ideologia viene prima di tutto. Cosa credi sia successo?

M.C.: Non credo che le nuove generazioni siano apolitiche, ma apartitiche o a-ideologiche. E' tutto politica, ancora adesso. Qualunque scelta tu faccia. Ora dirò una frase che di certo non invento io: io posso disinteressarmi della politica, ma la politica, di me, si interessa tutti i giorni. Quindi avere un occhio su ciò che succede può aiutare tutti quanti.

Indie-Rock: Credo che alla domanda "Cosa ne pensi della politica italiana", tu abbia già risposto...

M.C.: Non voglio generalizzare, ma credo sia lo specchio della nostra società. Certo, è rimasto ancora qualcuno spinto da uno spirito nobile. Venti o trenta anni fa, la politica era, almeno in parte, guidata da un'elite sull'idea che gli elettori volessero esprimere con il loro voto qualcosa di più alto di un semplice sentimento popolare, c'era l'idea che la classe dirigente che ci rappresentava fosse la parte migliore del paese. Chi ci rappresenta ora è, indubbiamente, lo specchio del nostro paese e, sinceramente, non credo sia un bello specchio.

Indie-Rock: E, in base a ciò, cosa pensi di quest'Italia praticamente bipartitica?

M.C.: in un paese di profonde tradizioni, questo svuota la nostra identità culturale. Probabilmente questo è un Paese più complesso di Pdl-Pd. Anzi, sicuramente. Non riuscirlo a rappresentare in alcun modo nelle nostre istituzioni è controproducente. E non è neanche giusto.

Indie-Rock: tornando alla musica, tu hai iniziato tardi rispetto ai più...

M.C: Si, son entrato in una band all'età in cui, normalmente, si smette. Il mio primo concerto l'ho fatto a 36 anni con Enrico e Daniele che hanno dieci anni in meno. Loro suonavano da quando erano adolescenti, io mi son limitato a scrivere qualche racconto che a loro è piaciuto e mi son trovato catapultato sul palco. Ora sto recuperando il tempo perduto.

Indie-Rock: Infatti vantate un numero di concerti elevatissimo...

M.C.: Circa 250...

Indie-Rock: Tantissimi per una band con due soli dischi all'attivo. Come riuscite a mantenere la tensione, o meglio, l'attenzione del pubblico? Il vostro non è propriamente un genere facilmente orecchiabile.

M.C: Noi non ci proponiamo come un gruppo che vuole attirare l'attenzione. Non obblighiamo nessuno a stare attento. Basta che non ci tirino oggetti sul palco, la gente può fare ciò che meglio crede. [Risate] Ho notato come, grazie ai nostri duecento e passa concerti, si sia creato un Nostro pubblico. Un pubblico che non è qui a caso, ma è qui per vedere un tuo concerto. Certo, verrà anche gente per curiosità o casualità, ma, oramai, un concerto degli Offlaga è una scelta, non un caso. In generale, mi accorgo che raramente c'è disinteresse, ma, anzi, molto spesso, ci troviamo immersi tra un silenzio e un'attenzione quasi commovente. Credo che ciò dipenda dal fatto che ti dicevo prima: la gente ha fatto una scelta nel venirci a vedere.

Indie-Rock: Come mai la scelta di aggiungere un trio d'archi al vostro live?

M.C.: Noi abbiamo già collaborato in alcuni live e in 'Bachelite' con Deborah Walker, la violoncellista. Poi Enrico ha proposto di orchestrare di più i brani di 'Bachelite' e, infatti, ieri abbiamo lavorato in studio proprio a questo, con delle sovraincisioni in alcune tracce. Era un'esperienza che avevamo già avuto e, quindi, l'abbiamo perfezionata e strutturata dando ancora più spazio a queste sonorità, sfruttando un trio d'archi. Deborah e Silvia sono italiane, Franz è parigino. Vivono tutti e tre a Parigi e, anche se loro sono di stampo classico, son molto portati alla sperimentazione e il risultato che ne esce, dalla nostra collaborazione, è spiazzante, ma molto bello. Porta un valore emotivo, ed emozionale, a qualcosa che è già impregnato di emotività.

Indie-Rock: gli Offlaga devono molto a quella scena italiana (principalmente degli anni '80) di cui CCCP, Diaframma sono i massimi esponenti. Come hai vissuto quel periodo musicale italiano, in cui tu eri adolescente?

M.C: l'ho vissuto completamente. In quegli anni, la musica che ascoltavo era questa e gruppi come CCCP, Litfiba, Diaframma han segnato gli anni dalla mia quarta superiore ai miei primi anni d'università, che non ho mai finito. Probabilmente, queste influenze han modellato in parte il mio modo di scrivere. Questo gusto musicale mi ha portato poi a conoscere Enrico e Daniele. Loro venivano da gruppi di stampo new wave (Enrico) e shogaze (Daniele) che ho sempre apprezzato ed amato molto. Comunque, sull'aspetto musicale degli Offlaga, incido pochissimo. Mi fido totalmente della capacità e dell'inventiva di loro due. Han più importanza quelle di Enrico e Daniele, le quali sono molto più anglosassoni ed americane.

Indie-Rock: Com'è il lavoro in studio per voi? Com'è la sala prove degli Offlaga Disco Pax?

M.C: Noi ci troviamo in studio con un'idea già abbastanza chiara di ciò che vogliamo fare. Gli Offlaga non sono un gruppo da sala prove, proviamo pochissimo. Quando lo facciamo, c'è una grande attenzione e comunicazione e vediamo di completare, migliorare, ampliare le idee che abbiamo, che siano basi o testi. Dipende dalle situazioni, a volte qualcosa si crea direttamente in sala prove.

Indie-Rock: Come descriveresti la tua Emilia?

M.C: Non troppo diversamente da come ne scrivo. Il mito dell'Emilia rossa è un mito più diffuso all'esterno che tra chi ci vive quotidianamente. Un certo vento occidentale ha fatto il suo bel percorso anche in Val Padana. Credo che rimanga una forte tensione verso la cooperazione, la socialità, la musica, la cultura. Questo è un impeto molto forte a prescindere dai venti ostili di direzione diversa. E' proprio una terra così di sua tradizione. Le opportunità sono molte e la capacità di mantenere un livello di stato sociale alto c'è ancora. Chi sogna l'Emilia rossa di quarant'anni fa, farà fatica a ritrovarla, anche perché si è creato abbastanza benessere da egoismi diffusi. Ma alcuni valori di fondo saranno difficili da sradicare. Credo che il vento dovrà soffiare ancora molto prima di spazzarli via. E speriamo che qualche volta (Max cambia voce) Il vento cambi!

Continuiamo, a registratore spento, a chiacchierare con Max. Una persona squisita. Una di quelle che, finito l'intervista, ti lasciano qualcosa. Una di quelle che, finito il concerto, ti chiedono come l'hai vissuto. Decisamente un live coinvolgente e toccante, Max.

Mattia Barro

giovedì 15 gennaio 2009

"In ogni fuga la mia pelle è ignifuga" - SDVQ

I trecentododici chili di delusioni che sto provando a vendere su ebay ma per cui non ricevo offerte. Sarà per le spese di spedizione troppo costose causa peso. Gli angoli che smussano la mie personalità e mi rendono un monocromatico involucro di cellophane.
In ogni fuga la mia pelle ignifuga. In ogni fuga la mia pelle ignifuga.
Le persone simpatiche sincopate simpatiche che riempiono i tavolini del bar della mia vita. I cinegiornali sulla masturbazione come gesto rivoluzionario e i rivoli del mio sangue cromato partigiano. La sensazione della plastica sulla bocca e le bocche di fuoco per le nostre lampade abbronzanti e d'Aladino.
In ogni fuga la mia pelle ignifuga. In ogni fuga la mia pelle ignifuga.
L'inserzione per trecento dodici chili di delusioni su ebay che son tentato di comprare ma di cui non mi convincono le spese di spedizione e d'espiazione. Respirazioni artificiali e come va il coma che qua tutto bene e ieri ci siamo divertiti ma te lo voglio nascondere. I rapporti. Anali. e i pentagrammi con una sola nota in fumo e solo una nota per cinque grammi di fumo segnata sul calendario vicino alle tue mestruazioni e mostrificazioni. Desertificazione del liquido amniotico e l'amianto nella tua socialità.
In ogni fuga la mia pelle ignifuga. In ogni fuga la mia pelle ignifuga.
Che così è triste da spararsi in vena un litro delle tue lacrime. Hai smesso di piangere troppo presto che ora sono in astinenza da rapporti con le curve di metà delle donne che conosco e delle cure al metadone. Che volevo dirtelo ma mi pareva incomprensibile e inutile o utile e comprensibile; ma ora che ho il cervello staccato non ne trovo differenza e diffidenza. I diverbi e i verbi del signore tutti al passato passato passato che non si sono più presentati e non ci siamo ancora presentati che "il mio è nome Mattia è sono il tuo più grande fan". mah.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

giovedì 8 gennaio 2009

"quando ci siamo messi ad amare e siamo stati trivellati da sentimenti non corrisposti" - SDVQ

Quando ci siamo messi ad amare siamo stati trivellati da sentimenti non corrisposti. I posti di blocco per i nostri gusti caritatevoli e i pacchi bomba con le nostre lettere d'amore bloccati in dogana. Da ritirare o da ritirarsi.
Addormentarsi fa paura.
Che quando ti ho detto che tra noi sarebbe stato stupendo mi hai chiesto se era la trama del nuovo film di Julia Roberts e ti ho risposto di si; che ormai te ne eri convinta e vinta.
E' vita.
A Parigi mangiavo lumache e mi dicevi di sbrigarmi che volevi fare un giro per la città ma intanto ti eri dimenticata le sneakers a Milano e avevi solo metri di tacco per misurare le distanze tra noi od il distacco tra le nostre stanze da letto. Tutte le bottiglie di rosso cadute sul pavimento che nella nostra camera d'albergo sembrava ci fossimo mitragliati frasi d'amore in un italiano scorretto. I nostri sentimenti miopi ed agnostici. E monosillabici.
E dalla finestra ricordo solo degli incerti arcobaleni ad intermittenza.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

"Che tutto questo sangue mi ha reso astemio" - SDVQ

E il primo bacio dell'anno lo dovevo dare a te a te a te che non c'eri perchè ....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Ti lascio lo spazio per compilare i puntini con il motivo a te più appropriato.
Ho pensato che magari era a causa del mio taglio di capelli o del mio taglio netto di tutti i rapporti sessuali che importano più a te che a me.
Che tutto questo sangue mi ha reso astemio.
Che tutto questo sangue mi ha reso isterico.
Al buio hai continuato dritta per la strada e sei caduta in un fosso. Abbiamo chiamato l'Aci e ci abbiamo speso i soldi per i nostri viaggi insieme che ora non ce ne saranno più. Che ce ne saranno meno dirai.
I sacchetti dove vomitiamo le nostre relazioni infelici conteranno i pranzi per le gite fuori porta che abbiamo in programma da 15 anni. When you were young. Le montagne e i rifugi sperduti e i rifiuti di Napoli per addobbare i nostri alberi di Natale o i nostri alberi di trasmissione. cambio canale e rete.
Che poi per dirmi che ti manco, scomodi degli dei. Ed oltretutto non ci credi per Nulla. Sei atea su ciò che mi dici senza emettere suoni. Ed omettere sogni.
Sei vai a ballare l'ultimo dell'anno, entri nel locale l'anno dopo e magari vorresti qualche free drinks.
Tutti quei suoni cupi su cui ti sei creata i valori di sempre come l'andare a dormire con chiunque tranne che con me che sai che ti rimboccherei le coperte i coperti i coperchi.
Le tue entrate ad effetto e i tuoi ritardi di un anno che ti ho chiesto di andare a cena nel 2008 e poi sei arrivata l'anno dopo. Dovevi truccarti per bene mi hai spiegato più tardi. L'amore ci taglierà le mani come il gelo dei tuoi occhi che balliamo e mi allontani se pensi che io possa invadere la tua superficie corporea e ti dimentichi che ho già visitato i tuoi bilocali. Me li hai mostrati tu. E potevamo essere ovunque e, se ci pensi, lo eravamo. O almeno io.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

mercoledì 7 gennaio 2009

"TerraChiamaTErraChiamaTErra" - SDVQ

Per te ho consumato un camion bianco carico di Bic ed in cambio ho ottenuto così tanta da indifferenza che mi toccherà scrivere ad un te ipotetico. E facciamo che, ipoteticamente, tu sia quel te.
Che non riesco a trovare un nome con cui chiamarti che iniziate tutte per s,c,l,f,g,g,g,g,g,g Che Le m Non Sono Riuscito Ad Abbinarle Neanche Una Volta A me. Sarà l'ego. Sarà la mancanza di fantasia. sia. sia. sia.
Ho provato a far di tutto per scalare la tua montagna senza morire di freddo-fame-stanchezza-solitudine-noiamortale. Mi son rotto tutte le unghie e aperto le mani in varie parti dopo aver combattuto a mani nude contro gli orsi del tuo totale disinteresse.
Ah, non ho ritrovato il fanciullesco contatto con la natura, nella remota possibilità che te lo stessi chiedendo. Nei tuoi momenti di pausa tra i pensieri troppo distanti e scollegati. Come quando msn cade.
Ho detto a Silvia che credo che finirò per amarti primo o poi. ha esclamato "Che bello!". Ho risposto "Bella merda".
COME SE NON FOSSI GIA' ABBASTANZA FOTTUTO.
Che pari un buco nero quando ti mando emozioni sentimenti e li ingoi come detriti interstellari. e non provi nulla.
TerraChiamaTErraChiamaTErraChiamaTE.
Prova a metterti nei miei panni. Nella mia 46, nelle mie t shirt e felpe di taglia che nemmeno posso pronunciarti più e nel mio 45 di Converse. Non credo staresti comoda. Glielo posso assicurare signorina.
Che è tutta una grande fine del mondo e ho dimenticato gli occhiali da sole in macchina tua. cristosanto.
Che se il mio cervello fosse ancora in garanzia lo porterei a cambiare. La portaerei da dove s'involano i miei difetti di fabbrica. Che cambierei anche il cuore ma le ammaccature che ci sono svelano un cattivo utilizzo e non malformazioni congenite di produzione.
Scioperi.
Operi.
Eri.
In circolazione ci sono _odelli di _e _olto più sofisticati. Con la _ funzionante. Come l'a_ore che _anca a _e.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

"Codice Postale 10010" - SDVQ

Silvia mi ha detto che se non avessi mangiato per salvarmi dalle perforazioni mi avrebbe preso a schiaffi. Che parlare con te era farsi portare via le gambe da un incidente.
Non eri incinta e non eri ignifuga.
L'erba sintetica che ti fumavi era quella su cui avevo corso x rincorrere un sogno che ora non so nemmeno più che forma abbia. Di certo non più sferica. Incespicare sui ricordi e sui paracaduti aperti a terra che ti sei buttata giù da me.
In crisi. o meno. In risi.
La saliva sui francobolli delle tue lettere minatorie è causa della mia malattia virale, come la speranza. Antidolorifici per quando parliamo. In preventivo. In preservativo.
Il preventivo per i miei vent'anni di danni. Le assicurazioni sulla sFiga.
I torcicollo per vedere quanto sei indietro che per una volta che sono primo, saranno beati gli ultimi. Il battesimo c'è. Il battistrada pure.
La totale mancanza di anestetici mi abbatterà durante questi monologhi. Questi luoghi sono in coda per un abbraccio mentre firmi autografi.
I miei calli giganteschi a furia di scriverti lettere d'amore in cui credo di aver sbagliato il tuo indirizzo che dopo un mese non hai ancora commento nulla su tutto ciò che ti ho mandato. Saranno i ritardi postali o i miei ritardi mentali nel credere che leggerai. Leggerai.
Gli angoli impolverati del nostro rapporto e tutti gli oggi fuori posto tutti gli oggetti fuori posto. Ti ho perso nelle scelte sociali che i club sono le spie rosse che lampeggiano che mi pare di non vederti più dove sei sempre andata senza me.
Dici che le _ sono un disastro per te a_ore. E sembra una mancanza di rispetto gratuita per iniziarmi ad un altro bell'Anno di merda.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro

"Che quando mi hai stretto la mano mi si è rotto il polso" - SDVQ

Mi han detto di aspettarti qui e ho perso ogni mezzo di trasporto possibile e ogni possibile trasporto emozionale che con questo riscaldamento globale mi si son gelate le palle.
Tu devi capire e per natale ti regalo un corso di recupero. E tu mi regali mezzo chilo d'ego per non essere da meno e tenermi, in ogni caso, leggero.
Che quando mi hai stretto la mano mi si è rotto il polso e ciò potrebbe farti capire quanto ci tieni. O quanto tieni duro.
Tremo così tanto mentre dormo che sogno che, chiunque dorma al mio fianco, si spaventi e si alzi preoccupato. Il mio inconscio ha capito che ciò è l'unico cellulare su cui deve rintracciarmi.
Attacchi epilettici in vaschette da sei e gusto da otto. E le rivolte in piazza. e le rivoltelle in piazza.
I miei incubi hollywoodiani in cui tu mi spieghi che non è come sembra. E capisco che pure nei sogni, se vedo qualcosa di magnifico come te, non è reale.


-Stralci Di Vita Quotidiana-
Mattia Barro