mercoledì 24 novembre 2010

"Tu con la u che suona così"

Che le parole sono importanti e sono il tuo Moretti con il fegato spiaccicato sul marciapiede. E giuro che questo è amore vero come nelle canzoni pop da hit parade, che fa molto fine anni ottanta e tu sei così bella anche quando mi deridi.
Ho perso la macchina ma poi l'ho ritrovata e ho perso te ma non ti ho mai più rivisto ed in entrambi i casi ero ubriaco marcio che sto dando tempo al tempo e lui mi ripaga sbiadendo i contorni dei ricordi che non ne uscirò.
Poi mi trovo a far serata con Brondi e parliamo della parola acne che ci è tanto cara che è un perfetto sinonimo della tua adolescenza che acne non ne ha che tu hai la pelle bianca ma bianca come me e non smetterò mai di cantartela per casa. Ti dedico anche i concerti ai quali non partecipi e nei quali non mi tremano nemmeno le ginocchia che mi succede soltanto di fronte a certi dischi di certi jukebox oramai. Gioia.
Quando tornerai dall'estero è la più bella canzone che hai scritto e mi ricorda lei che è il mio tu quando scrivo.
Tu - con la u che suona così – mi ha riempito le dita d'inchiostro.
(dis)grazie.


negli hangover dove hai perso un orecchino e io ho portato a casa tutti i miei miti,
Mattia Barro

giovedì 18 novembre 2010

"Tu che poi giochi a shangai con le mie ossa"

A volte poi ti ricordi come si sorride e lo fai quasi nascondendoti da me, che è passato tanto, troppo tempo oramai, da quando ti ho vista ridere. e deridermi.
I giorni passano come i treni sopra i miei piedi che non ho nemmeno più le forze per bestemmiare e basterebbe iniziare a rassegnare le dimissioni di missione in missione. Missionaria di popoli sottosviluppati come il mio senso del pudore che quanto ti dico t'amo tu mi dici sono le otto e mi ostino a prenderla con ironia anche quando il destino è di prenderla in un'altra via in un'altra vita.
Quando poi sono diventato dottore ti ho prescritto una trasfusione del mio sangue per farti essere immune ma lo eri di già, e si son spiegate tante cose che ho preso appunti e ho preso a pugni il muro e in ospedale i punti che posso dire in giro di essere un duro mentre mi prendono in giro di sicuro.
Tu che poi giochi a shangai con le mie ossa e chiunque possa uscirne vivo dovrebbe insegnarmi come si fa.
Non c'è né la matitina, né le notifiche che spuntano come brufoli. Persa nell'etere e nell'entroterra italico che ci schiaccia le dita come le portiere delle auto in doppia fila sotto casa, che quando ti aspettavano davanti, siamo entrati da dietro. Comunque non ti trovo, e non sono un pugile io.
Sul calendario segno con delle x i giorni in cui non ci vediamo e novembre è un campo minato e son troppo goffo per uscirne vivo. Che non sono come te, ahimé.
E' che poi nel 2010 non sentirsi mai, con le grandi novità tecnologie di fine secolo, è una dichiarazione di intenti e il notaio firma per i miei tentativi a vuoto di farti capire che non era un calesse.
Quando poi la poesia è diventata sempre meno e non ce la facevo più a competere con i volti. Cari a te, cari a me ma con un diverso significato linguistico.
Che dall'ultima volta che ti ho visto, sogni ubriachi a parte, avevi le labbra secche,gli occhi assonnati e le ossa in vista. Ma sta svanendo tutto e non ho una Delorean e sei irraggiungibile come il mio telefono se sto in cucina in provincia. E non ho nemmeno una bicicletta per farmi tagliare il volto dal vento e vantarmi delle lacrime. Che avevo bucato i sentimenti.
E ora perdo solo.


Mattia Barro

lunedì 15 novembre 2010

"ti porterò nei paesi scandinavi a riderci un po' su"

le istruzioni per il disuso e per il disarmo che mi sono armato di buona volontà per superare il tuo campo minato sentimentale e farti firmare l'armistizio. tu che cercavi spazio e io che ti citavo in giudizio. 
quando poi parlare di nuovo con te e' stato come la prima volta di due teenagers. 
un giorno ti suonerò quel ritornello a casa tua, seduto con le gambe incrociate e le dita incrociate da sbagliare tutti gli accordi ed essere d'accordo con te. ho dato fuoco a tutti i capelli rossi in questa caccia alle streghe e c'è ancora chi crede che io scherzi, tipo te. 
ti porterò nei paesi scandinavi a riderci un po' su per scaldarci a vicende, vincendo ogni tua giovane resistenza. dimmi solo che è ora di prenotare che per Ryanair io e te abbiamo in comune il bracciolo dei sedili, ma da eroe dei due sedili lo lascio a te che probabilmente lascerai poi me solo a vagare nel freddo polare, e orso. che grazieaio mi hai ridato sociopatia e inchiostri.
con tutte le foto che mi hai inviato ho tappezzato la mia camera dei ricordi e dei sogni, ma comunque son sempre di più le birre vuote. 
Quando poi ci rivedremo nel 2012.
la sottile linea tra amore e bile. ma un giorno capirai la prima e dai tempo al tempo anche se oramai ne è pieno e non sa che farsene. o far da sè.
ricordi postatomici dei kleenex passati che a star così a cuore aperto era normale prendessi freddo. e i lividi su me e il mal di gola a te, chiamala separazione dei beni. 
abbiam rotto cornici e arti e parti di cuore sparsi che era una sparatoria con gli indici, che so che mi amerai, dato che mi indicavi sempre.
ma forse non funzionava così.

da un iphone,
mattia barro

sabato 6 novembre 2010

"appunti da un parcheggio torinese" - censurati.

Quando pensavo fosse a-ore ed invece era pura odontoiatria.
Mi sveglio in una macchina parcheggiata in una domenica mattina vuota e mi fermo a vomitare all'angolo che ti ho chiesto di far finta di a-armi mentre mi soffiavo il naso.
I nostri hangover hanno i brufoli.
Ci ha --------- la ----- e quella li è la ----- mi hai detto e sono finito a fare colazione --- --- nella sacralità della pioggia torinese che è come acido per i miei risvegli.
Canto in soggiorno brani che non sentirai e mi dirai che tutto ciò di cui ho bisogno è in frigo, che tu non hai null'altro da offrirmi. Ti soffermi su questo con una lucidità biblica mentre ti sbiascico addosso tutto l'a-ore che ho, tutto il --ore che non ho.
Più.

---.

Avrei voluto dirti ti a-o ma non avevo i sottotitoli con me.
I bugiardini che mi sbugiardano e tossisco che pare vomito ed in un'autostrada ci fermiamo di continuo. In questa vodka rivedo i tuoi pugni e i miei lividi.
Gli hi-five per la sociopatia lo-fi.
Quando poi per tutto un weekend ho aspettato un tuo messaggio manco fossi all'estero, manco fossimo estranei. All'esterno il grigio dell'ora solare e tu hai la pelle bianca come la mi- e mi sciolgo. Null'altro in comune.
Sindacalizzami anche questo m-n a-our.


Quando poi -- -- ----- e ti ho perso nello stesso istante.
Distante come se -- ----- -- fosse rotto a metà, come me. Come mai.
La post-apocalisse del giorno dopo e delle ore che cambiano nella notte - -- ----- che nemmeno c'è l'alba e sto abbastanza di merda tra la ------ tosse torrenziale che fuori piove e dentro grandina e -- che -- spingi --- --- -----.
Da quando poi ho imparato a bestemmiare.
Ho solo più scarpe sinistre e mi alzo con il piede sbagliato ecicredo.
Pensando che sulle scale in cui -- ho portat- -- ------ ora cado giù fratturandomi arti e le parti di noialtri che non si incastrano più come le mie dita tra le t-e costole; che io l'avrei chiamato sen---ento. Forgive me.
Che poi io dico a-ore e tu stalker è forse solo palindromia. O un reato federale di cui mi denunci mentre mi annunci gli orari per il cambio palco.