lunedì 30 marzo 2009

INTERVISTA - Handsome Furs

PUBBLICATA SU INDIE-ROCK.IT

Interview: Handsome Furs
Arriviamo alla Casa 139 e Dan e Alexei, marito e moglie uniti musicalmente nel nome di Handsome Furs, sono alle prese con un set fotografico. I due canadesi sembrano cool rockstar da cui sarà difficile estrapolare qualcosa. Ma dopo alcuni scatti svelano la loro anima divertente e socievole. Cambiando completamente l'idea che ci eravamo fatti ad un approccio puramente visivo, ci sediamo con loro per una deliziosa chiaccherata.

Indie-Rock.it - Siete un duo e siete marito e moglie. Quando vi siete conosciuti e avete iniziato a vivere ed a lavorare insieme?

Dan - Ci siamo conosciuti circa 5 anni fa.

Alexei - Lavoravamo in uno stesso call center a Montreal.

Dan - Entrambi avevamo una relazione in corso e una forte attrazione reciproca. Continuare a vederci ogni giorno ci faceva impazzire. Così abbiamo lasciato quel lavoro e, praticamente, per due anni non ci siamo più visti. Ci siamo poi incontrati nuovamente 3 anni dopo a Vancouver, dopo un concerto coi Wolf Parade. Avevamo chiuso con le nostre passate relazioni e allora abbiamo iniziato a vederci. Siamo andati a vivere insieme in un appartamento minuscolo, abbiamo formato gli Handsome Furs e siamo andati in tour, principalmente nel nord Europa.

Alexei - Il nostro primo live è stato ad Oslo.

Che differenza riscontrate tra la vostra relazione sentimentale e quella lavorativa?

Dan - Non so quale sia la differenza...

Alexei - Come facciamo sesso a letto, lo facciamo anche sul palco!

Dan - Di certo è molto differente dal suonare con una band. Non ci sono quel genere di tensioni. La musica è gran parte della nostra vita, del nostro rapporto. Di sicuro ci sono molte differenze, ma per come la viviamo ora, non saprei elencartele.

Potreste essere comparati ad un'altra famosa coppia di Montreal, il nucleo fondante degli Arcade Fire...

Alexei - Sì sì, oltretutto Dan ha suonato il basso negli Arcade Fire.

Dan - Sì, ero un loro membro agli esordi. Arlen (Wolf Parade) ha suonato la batteria in un loro brano ('Wake Up'), mentre io sono uscito dalla band prima delle registrazioni del disco. Proprio in quel periodo stavamo formando i Wolf Parade e, sia io che Arlan, abbiamo deciso di concentrarci solo su quello.

Rimaniamo ancora sui Wolf Parade. Dan, come cambia il tuo approccio nel suonare con la tua band invece che con Alexei?

Alexei - Non fa sesso sul palco!

Dan - E' completamento diverso, è proprio un altro mondo. Con la band, il nostro flusso creativo lo troviamo jammando in studio per un lungo periodo. Di solito ci troviamo io, Spencer e Arlan. E' un processo totalmente diverso rispetto a quello che accade negli Handsome. Convivendo con Alexei, quando un'idea nasce, la buttiamo sulla drum machine velocemente.

Alexei - Possiamo lavorarci poi su la notte, o la mattina. Fermarci per cena e riprendere rapidamente.

A tal proposito avevamo preparato una domanda, fate musica prevalentemente a casa o in studio?

Dan - Entrambi.

Alexei - Ora stiamo principalmente lavorando in studio dove cerchiamo di perfezionare ed arricchire la traccia o l'idea che è nata precedentemente a casa.

Dan - In studio, potendo lavorare in zone separate, riusciamo a chiarire meglio la direzione che sta prendendo il brano. Oltretutto è davvero vicino a casa, quindi ci andiamo spesso anche se dobbiamo farci una fottuta camminata.

Alexei, tu sei una scrittrice. Puoi parlarci di questa tua carriera?

Alexei - Scrivo storie brevi, dialoghi, cose così. Molti sono stati pubblicati per riviste o siti internet.

Chi scrive i testi delle vostre canzoni?

A: entrambi.

E quali sono le maggiori difficoltà che hai trovato nel passare da scrivere questo genere di cose a scrivere liriche per canzone?

Alexei - Scrivere le liriche è stata davvero una grande sfida per me. E lo è ancora. E' totalmente differente. Ciò che scrivo normalmente è più articolato, posso dilungarmi e perdermi di più su qualche questione o qualche particolare.

Dan - Personalmente, credo che la sfida più grande per Alexei sia rendere poetica la canzone. Il 90% delle canzoni rock ha questo problema. Ciò che scrivi su carta spesso sembra perfetto, ma la difficoltà sta nella capacità di trasportare quelle sensazioni all'interno della canzone e unirle al mood musicale. Non è solo il testo che ha importanza, ma soprattutto il modo in cui lo canti. E anche se a volte le liriche appaiono semplici, cambiando la maniera di interpretarle vocalmente, cambia il loro significato.

Alexei - L'obiettivo è scrivere qualcosa di pulito ed immediato che arrivi.

Qual'è la principale ragione che vi spinge a fare musica?

Dan - Non potrei fare nient'altro. Credo che questo valga anche per Alexei. Ho provato a fare lo chef andando in delle scuole professionali apposite. Ma quando la musica arriva, ti distrugge tutte le carriere intelligenti che avresti potuto percorrere. Avevo una carriera da chef, ma l'ho buttata via per andare in tour.

La musica è strutturata su più livelli. Una parte ritmica, una melodica e così dicendo. La loro somma forma il suono. Quale è la vostra relazione con il 'suono'?

Alexei - Per me dipende dalla singola canzone che stiamo producendo. A volte cerchi di creare una determinata atmosfera e ti concentri su quello, altre volte vuoi soltanto musicare il rumore.

Dan - Io prediligo la semplice melodia. Una buona struttura, con una melodia diretta e rumore nel background. Per questo apprezzo i Sonic Youth o altre robe del genere. E' il suono con cui sono cresciuto. Quella musica che spesso si avvicina al confine della non-musica.

Quali sentimenti avevate durante la lavorazione del primo disco e quali avete inserito in quest'ultimo?

Alexei - Il primo album è nato dal nulla, senza aver avuto esperienza live insieme. Questo, invece, cresce con alle spalle una lunga militanza sui palchi che l'ha portato ad adattarsi e a vestirsi di un'anima più rock, più veloce, più groovy.

Dan - Il primo è nato rapidamente. Mentre i brani di quest'ultimo li abbiamo provati in tournée. Erano molto più rumorosi in principio, poi ci hanno rubato la drum machine e abbiamo dovuto riprogrammare tutto su di un'altra. Durante questo procedimento abbiamo accelerato le tracce. Finito il tour avevamo abbastanza materiale per completare 'Face Control', il quale è un lavoro più focalizzato, al contrario di 'Plague Park' che è nato in una vena più istintiva. Amo quel disco ma ora non ci rappresenta più completamente, siamo cambiati. Abbiamo viaggiato molto.

Il vostro continuo viaggiare come influenza la vostra musica?

Alexei - Molto. Un album come 'Face Control' dipende gran parte dai nostri viaggi e dai nostri spostamenti. L'incontrarsi con popoli di culture storicamente diverse. E' cambiato il modo di scrivere e di approcciarsi alla musica. Le idee venivano a crearsi rapidamente viaggiando, in studio le abbiamo semplicemente sviluppate e concluse.

Dan - Abbiamo fatto foto dei vari posti che abbiamo visitato e in studio, riguardandole, cercavamo di recuperare quelle sensazioni...

Alexei - Ad esempio, suonare provando a sognare Mosca. Con ciò che ci aveva trasmesso.

I nomi dei vostri dischi derivano da episodi o posti reali. Potete raccontarci le storie che si celano dietro ad essi?

Dan - 'Face Control' è una sorta di dress-code, un'usanza russa. Club e ristoranti russi hanno sulla porta questi enormi uomini che ti guardano, ti squadrano e decidono se puoi entrare o no. Anche se hai già pagato soldi per prenotare un tavolo, all'entrata, questa persona può decidere di non farti entrare. Non è un vero e proprio controllo dell'abbigliamento, decidono in base al tuo volto. E' un controllo del volto.

Alexei - 'Plague Park' è una località in Finlandia, nella sua capitale, Helsinki. E' un parco dove sono sepolte centinaia di persone ed è strano vedere quanta vita c'è e quanto è magnifico l'ambiente li intorno. In primavera, addirittura, c'è un enorme festa su questi campi verdi e tutti bevono birra. E' strano percepire tanta vita sopra così tanta morte. A Helsinki è tutto così fantastico, così suggestivo.

Avete un forte legame con la Scandinavia, non avete mai pensato di trasferirvici?

Alexei - Ci andrei subito. Mollerei tutto per andare li, ora. E' Dan che non vuole trasferirsi. Soprattutto per via dei Wolf Parade.

Dan - A me piacerebbe spostarmi a Siracusa. L'Italia è stupenda. Siamo già stati qua qualche volta e l'amiamo. Siamo stati vicino a Siracusa, in vacanza, ed era fantastico come la gente si relazionava con noi. Credo sia un paese incredibile. A partire dalle persone. Sono affascinato da questo forte carattere che avete.

Avete un tour incredibile. Date in tutta l'Europa e per il resto dell'America e del mondo. Che diverse sensazioni ricevete dai vari paesi?

Dan - I ragazzini, soprattutto negli USA, sono entusiasti, ma rimangono a guardarti con il loro cellulare o il loro iPhone, ti filmano e ti riguardano poi su YouTube il giorno dopo. Ti applaudono ma non esprimono quelle emozioni che rivedranno online o scriveranno su qualche blog. Tutto ciò mi disorienta. E' un vivere la realtà senza parteciparci. In Italia, ad esempio ieri a Brescia, invece, parlano, ascoltano, danzano, restano li con il loro bicchiere di birra, fan casino, applaudo, partecipano. E la gente è di qualsiasi età. Non è settoriale.

Alexei - All'est, d'altro canto, ti guardano con profondo interesse. Porti una grossa novità. E per questo, la folla è decisamente più casinara e rapita dallo show.

Dan - In USA ci sono i ragazzi dal college, in Europa c'è una platea più matura.

Alexei - E in Europa si mangia meglio.

Dan - Tranne in Inghilterra. Lì il cibo fa schifo.

A proposito di questi ragazzini iper tecnologici, nel vostro MySpace, nella biografia, c'è una forte critica verso la YouTube generation. Qual'è la vostra opinione a riguardo?

Dan - In paesi come Canada e, specialmente, negli Stati Uniti, internet è diventato un mezzo prevalente nelle comunicazioni personali. Nel sito dei Wolf Parade, dove la gente ci chiede prevalentemente informazioni sui dischi o sul tour, abbiamo dovuto rimuovere parecchi commenti di gente che ci buttava dentro la sua merda personale. Trovo figo, invece, che vengano postati i video dei concerti.

Alexei - L'uso di internet dipende molto da dove ti trovi. In molte zone è usato al fine di scoprire qualcosa di diverso su cui dialogare.

Dan - In Nord America e nell'Europa occidentale è diventato il mezzo prioritario per informarsi e parlarsi. Ne sono critico perché penso sia difficile apprezzare qualcosa in quella marea di informazioni...

Alexei - Che spesso finiscono per essere approssimate e poco accurate.

Una domanda prettamente tecnica, qual'è la vostra strumentazione?

Alexei - Io uso un MicroKorg. E una drum machine di produzione scandinava.

Dan - Io invece una Fender Telecaster prodotta in Messico. Un chitarra di ottimo rapporto qualità/prezzo e che si sposa bene con dei pedali stranissimi che mi porto dietro.

Giusto qualche giorno avevamo una discussione sul valore del MicroKorg. Credete che verrà ricordato come il 'suono' di questi anni?

Dan - Credo sia uno strumento straordinario! Ha la capacità di creare dei suoni pazzeschi. Ha tutte le carte in regola per diventare un modello di riferimento di questo periodo.

Alexei - Ora davvero in molti ne fanno utilizzo. La vera sfida sta nell'usare il MicroKorg in un modo originale in cui nessuno è ancora riuscito.

Siete sotto contratto con la Sub Pop, come gli italiani Jennifer Gentle. Li conoscete?

Dan - Si, li abbiamo visti l'altra sera. Sono fantastici. Ne abbiamo parlato con dei ragazzi di Bologna di come è assurdo che in Italia siano così poco conosciuti ed apprezzati.

Alexei - Sono davvero bravi.

Dan - Sai, anche la Sub Pop non capisce perché non abbiano mercato qui da voi...


Mattia Barro con la collaborazione di Roberto Grosso Sategna

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