domenica 2 novembre 2008

INTERVISTA - The Banshee

Pubblicata su
INDIE-ROCK.IT



Interview: Banshee
Raggiungiamo tramite MySpace i Banshee (in particolare Jago, voce chitarra, e Nico, chitarra) per una chiacchierata, dopo che la band ligure ha pubblicato l'album 'Your Nice Habits' e dopo le recenti tappe live a Londra e nel sud Italia.

Indie-Rock.it: Iniziamo con qualcosa di facile: una parola per definire i Banshee. :

Banshee: Estremi.

I-R: Il vostro nome riporta subito alla mente la scena new wave degli anni '80. Secondo voi, quanto è stato importante quel periodo storico nella storia della musica e quanto è stato influente per la vostra musica?

B: Mi diverte l'aspetto sperimentale ed eversivo della new wave. Non solo nella musica, ma anche nella letteratura e nel cinema. Ritengo che sia stato molto importante come periodo storico e sinceramente vorrei averlo vissuto!

I-R: Che musica ascoltate?

B: Death metal.

I-R: Segnalate gli artisti che, su di voi, hanno ed hanno avuto una forte influenza e un'artista/band emergente che vi ha interessato. Perché tale scelta?

B: Forse una delle band che da anni e tutt'ora ho come riferimento sono i Radiohead, penso che abbiano creato qualcosa di veramente nuovo e che molti dei loro dischi siano tra i migliori della mia 'collezione'. Un artista emergente che ci ha stuzzicato parecchio ultimamente è White Williams, giovane solista newyorkese che ha recentemente pubblicato il suo esordio, credo che abbia sonorità e idee geniali.

I-R: Quale è stato l'evento che vi ha portato ad iniziare a suonare, sia singolarmente che poi con il nome di Banshee?

B: Ne parlavo in questi giorni, è difficile identificare un momento, credo che per tutti noi i sabati pomeriggio da teenagers al Fitzcarraldo di Genova abbiano significato molto all'epoca, peccato che ora sia chiuso da anni.

I-R: Come i Port-Royal (altra band riconosciuta a livello internazionale), venite da Genova. Quanta importanza date alla vostra città? Com'è la scena?

B: La scena è scarsina anche se ci sono diverse band che fanno ottimi dischi, direi che, collegandomi al discorso di prima, il problema di Genova sta proprio nel fatto che adesso un 13enne non ha più un Fitzcarraldo dove andare. In realtà neanche io ho un posto dove andare e non ho più 13 anni, da noi si dice così: 'a letto senza scena'.

I-R: Vi ho visti la scorsa primavera al Gasoline e mi avevate colpito per il forte impatto dell'esibizione. Che valore ha per voi la dimensione live e quale sensazioni provate quando accende gli amplificatori di fronte al pubblico? Soprattutto considerando i vostri brani che sembrano dipendere molto dalla stretta relazione pubblico-palco-disco.

B: La dimensione live è tutto per noi, è l'inizio e la fine di tutto, la sensazione di suonare i propri pezzi davanti ad un pubblico e riuscire a coinvolgerlo nella nostra delirante messinscena é impagabile. Ti fa venire voglia di fare migliaia di chilometri in furgone alla settimana sulle autostrade italiane, mi spiego?

I-R: Che sensazioni avete provato nel vedervi nominare dall'NME, una delle testate più importanti del genere? A proposito, come siete stati accolti dal pubblico londinese nei vostri recenti live anglosassani?

B: Quando ho visto l'NME, la prima cosa che ho pensato è stata: "No, dai! E' chiaramente un fotomontaggio!" poi ho cominciato a barcollare e sono svenuto sul pavimento... I live in UK sono comunque sempre un gran divertimento, il pubblico là è fantastico e si conosce sempre gente interessante con cui confrontarsi, parlare... Molto stimolante.

I-R: Unendo l'Inghilterra e il vostro ultimo disco, come è nata la collaborazione Luke Smith? Come vi siete trovati ad affrontare un lavoro che già sulla carta sarebbe stato di respiro internazionale?

B: Abbiamo cercato noi Luke, era il primo della lista per i produttori di 'Your Nice Habits', l'unico che abbiamo contattato perché ha accettato subito. Lui è un grande, proprio simpatico, oltre che essere un produttore geniale e un'ottima persona con cui lavorare. Tutto è venuto da sé comunque, ci siamo trovati benissimo fin da subito, dalle prime telefonate alle giornate in sala prove per poi finire in studio a lavorare a ritmi serratissimi ma con grande tranquillità ed entusiasmo. Ora è New York, al lavoro per i Depeche Mode. Però se non avesse registrato un disco per noi, non so se Dave Gahan & Co. lo avrebbero preso, eh!?

I-R: Continuando a parlare del vostro ultimo lavoro, quali riscontri avete avuto tra pubblico e critica? Come pensate che si sia evoluto il vostro percorso sonoro?

B: Devo dire che i riscontri sono ottimi, meglio di quanto mi aspettassi, sia dalla critica che dal pubblico. Il discorso dell'evoluzione sonora è complicato e ovviamente in atto continuamente, ora stiamo sperimentando molto, abbiamo scritto pezzi con computer e campionatori, vedremo che ne verrà fuori, al momento so solo che c'è una grande spinta creativa, non so dove ci porterà di preciso ma va bene così!

I-R: Cosa vi ha lasciato 'Public Talks' a livello personale? :

B: Cosa ho lascio io a livello personale, vorrai dire?! Pensa che avevo una relazione con Heidi Klum, solo che suonavo moltissimo e non ci riuscivamo mai a vedere!

I-R: Italianità e musica. Come si rispecchia l'essere musicisti nel vostro quotidiano? C'è maggior interesse da parte della gente o siamo ancora in uno stato dove essere musicisti equivale ad essere "perditempo" e "bamboccioni" [citando chi può permettersi di perder tempo sul serio, ndr]?

B: Mia madre mi considera un perditempo e così molte altre persone, in realtà l'idea di poter fare solamente i musicisti è utopica almeno in Italia, è ovvio che se capiterà ne saremo ben contenti, per ora stiamo coi piedi per terra e ci teniamo aperte altre strade.

I-R: Facendovi un'intervista tramite e-mail e avendovi contattato tramite MySpace, quest'ultima domanda sorge spontanea. Quanto è importante la dimensione web nella vostra musica e nella vostra vita?

B: E' importante ma non totalizzante, ovviamente il web ci serve e ci aiuta moltissimo, ma non siamo tipi da passare le giornate su MySpace o Facebook, ci piace fare altre cose, inoltre con tutte le cose che abbiamo da fare, non abbiamo veramente tempo per abusarne.

I-R: Se volete concludere con una libera dichiarazione...

B: La libertà sta nel non dire nulla, a volte.

Mattia Barro

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