mercoledì 11 giugno 2008

RECENSIONE - Lo-Fi-Fnk @ Magazzini Generali, Milano (30.05.08)

Pubblicata su INDIE-ROCK.it



Ho visto cose surreali nella mia vita: alcuni quadri di Yves Tanguy, dei film di David Lynch e i Magazzini Generali così vuoti da sentire freddo, al penultimo giorno di maggio, come se fosse dicembre e i termosifoni fossero saltati. Approfondiamo quest'ultimo passaggio.

Si promuove l'unica data italiana dei Lo-Fi-Fnk ai Magazzini Generali: apertura cancelli 21:30, dj set di Natasha Slater alle 22, live alle 22:45. Arrivo alle 22 per non perdermi nulla e noto di essere l'unico nel locale, ma l'unico nel vero senso della parola. Alle 22:45 inizia Natasha Slater a mettere su dischi per le pareti nere e gelide. Tre quarti d'ora e salgono sul palco gli svedesi.

La gente si raduna, si affianca (ma neanche troppo) e una cassa dritta, che sarà il leit-motive del live, inizia a colpire. Il duo, nell'occasione divenuto terzetto, si presenta in formato minimale: 2 tastiere, un pad, un basso (utilizzato solo in un brano), pc e batteria elettronica. A provare a scaldare un locale da migliaia di persone, in cui battono solo una trentina di cuori, ci prova subito 'City'. E basta questo brano per capire tutto il concept dei Lo-Fi-Fnk: cassa dritta, cantato pop orecchiabile (già sentito, no?), suoni profondi ed aperti, innesti elettronici. Leo Drougge (cantante) prova ad instaurare un rapporto con il tiepido pubblico, ma, spaventato/demoralizzato dalla situazione, rimane spesso con gli occhi bassi a cercare concentrazione e divertimento, per tentare di scacciare i fantasmi che ogni affluenza minima crea in una band. Alla sua destra, August Hellsing, invece, ha già oltrepassato il fattore pubblico, dimenandosi tra un mix di breakdance anni '90, passi di Micheal Jackson e pose mimiche che riscaldano un po', ma, soprattutto, che strappano sorrisi.

I primi brani sono il meglio che la band riesce a sfoderare e in cui riceve maggior incoraggiamento dal pubblico: 'City', 'Adore' e 'Wake Up'. Sembra di sentire un po' i Cut Copy, un po' i Phoenix. Non c'è nulla di nuovo, ma non c'è nulla di copiato. Tutto è onesto e puro come la neve svedese, come i loro sorrisi impacciati, come poche decine di persone che si muovono impaurite in un locale che incute timore.

Il suono riesce comunque a restare e mostrarsi compatto, ampio, disinvolto. C'è da dire che i Lo-Fi-Fnk lasciano molto alla tecnologia, suonando il minimo indispensabile per giustificare un live. L'altra pecca è la difficoltà di sentire in modo pulito la voce di Drougge, coperto da un suono troppo potente per un locale così vuoto. Un onesto miscuglio di alti e bassi ('Steppin Out' non riesce, sfortunatamente, ad avere la carica che ha su disco).

Il bis (più che cancellabile) è composto da un brano cosi '90s da poter musicare film quali 'Vacanze Di Natale', 'Panarea' e derivati.

I tre, infine, ringraziano e timidamente escono di scena. Noi trenta, infine, ringraziamo e timidamente usciamo di cena attraversando un fitta folla di coloro che in gergo giovanile e no, vengono definiti 'tamarri'. Forse loro avrebbero apprezzato quel bis.

Andando verso la macchina, una ragazza mi ferma credendomi uno degli Lo-Fi-Fnk, ma, notando la differenza evidente tra un mediterraneo e uno scandinavo, ritorna sui suoi passi.

Cosa può lasciarti un concerto cosi? Un'ora lontana dal fiume che allaga la tua città natale, dall'inflazione in aumento del 3,5%. Inserisco la chiave, apro la portiera, accendo l'autoradio, metto in moto, faccio partire 'Boylife'. Sorridente torno a casa. Cosa può lasciarti un concerto così? Un timbro enorme sul dorso di una mano. Ed un sorriso, ed in questo periodo è già molto.

Mattia Barro

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