martedì 24 giugno 2008

RECENSIONE - The Bishops (20.06.08)

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L'hype che si crea a pochi giorni dall'arrivo dei Bishops è, stranamente, di ampia portata. Non è strano se si considera che basta mettere Plastic dopo una band a Milano, ma è strano se ciò si crea attorno ad una band di modesta portata che, per di più, non ha nulla a che fare con i suoni elettronici/danzerecci che tanto piacciono agli indie italiani.
Ma come ogni qualvolta che si vocifera troppo su un evento di media caratura, l'impatto, al momento cardine, è contrario a ciò che ci si aspetta: sala mezzavuota, gente annoiata che sbadiglia e si scompiglia i capelli senza ragione, nessuna attesa e nessuna voglia di rimanere qua al caldo.
I Bishops salgono sul palco comunque fortemente consapevoli dei loro mezzi.
La proposta dei Vescovi è però molto ristretta: brit pop di medio gusto, senza nessun azzardo. In compenso c'è un po' di 60s, un bel po' di 60s.
I gemelli ci provano a mettere grinta e, almeno loro, sembrano divertirsi ad ogni nota. Il pubblico non risponde e piano piano la sala dimezza la presenza di giovani alternativi senza che la situazione caldo-infernale-mortale si modifichi. Ogni tanto qualche riff orecchiabile, un ritmo cadenzato e ballabile, una faccia divertita e divertente e qualche ragazzina che fa la grande discutendo su chi dei due gemelli sia il più carino.
La tenuta complessiva dei giovani inglesi è apprezzabile e a chi segue, comunque con un certo distacco, qualche momento di gioia arriva e lo bacia sulla fronte. Sfortunatamente, considerando che Saturdays = Youth (citando gli M83), un venerdì sera così monocorde non è ciò che una città si aspetta, assolutamente no. La popolazione alternativa rimane sui gradini fuori di Viale Umbria, beve cocktail su cocktail e ogni tanto rientra per un breve giro di ricognizione del locale.
I Bishops salutano e se ne vanno senza infamia nè lode.
Mi avvicino al bancone, prendo da bere, esco sui gradini di Viale Umbria e inizio a fare relazioni pubbliche (con tutto il pubblico che non c'era al concerto) come un bravo e giovane indie rockers deve fare.


Mattia Barro

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