sabato 22 agosto 2009

REPORTAGE MUSICALE - FIB, Benicassim (Spain)

PUBBLICATA SU INDIE-ROCK.IT

16-7-2009
Festival Internacional @ Benicassim (Spagna) - Giorno 1

Quarto anno consecutivo a Benicassim per noi di 'Indie-Rock.it'. Inutile dilungarsi in presentazioni per uno dei festival più belli d'Europa (in caso leggete le recensioni degli anni scorsi). La XV edizione del FIB Heineken presenta una line-up di tutto rispetto e si prepara a battere il record di presenze: ben 200.000 persone in quattro giorni intensi (50.000 in più dell'anno scorso), alla faccia di altre manifestazioni che hanno visto un brusco calo di pubblico o addirittura sono state cancellate.

L'area concerti 2009 è stata ingrandita assieme all'area camping e gli spazi al suo interno sono stati drasticamente rivisti e adattati per poter meglio ospitare i 'FIBers', composti per un buon 40% di inglesi. Il tendone Vodafone (il 3° palco in ordine di importanza) è stato ingrandito, il Fiberfib (il 2° palco) non è più coperto da una tenda dove ci si scioglie dal caldo, ma un'area all'aperto molto più ampia.

Arriviamo al recinto del festival mentre i Bishops (voto: 5) hanno iniziato da poco a suonare. Da lontano appaiono inconsistenti e indecisi, forse sono intimoriti dal pubblico già numeroso nonostante il sole cocente e i quasi 40°.

Ascoltiamo i View (voto: 6) che piacciono, sono carichi di energia ma non adatti ad un palco così grande. Sicuramente rendono di più in un piccolo club buio in atmosfere più intime.

Sono i Mistery Jets (voto: 7) a stupirci per il loro live espressivo e divertente. Appaiono freschi nonostante l'afa e il sole ancora alto in cielo. Sorseggiando birra ghiacciata canticchiamo 'Young Love' e la spendida 'Half In Love With Elizabeth'.

Gli headliner della giornata sono gli Oasis (voto: 7). Live sanno dire la loro ed è impossibile non cantare canzoni storiche come 'Roll With It', 'Supersonic', 'Wonderwall' solo per citarne alcune. E proprio durante 'Wonderwall' Liam si arrabbia e se ne va. Noel lascia continuare il pubblico, poi intona le prime note di 'Live Forever', si ferma e la folla canta il resto. Liam torna e ricomincia daccapo 'Wonderwall' (successivamente, durante un'intervista, giudicherà “una perdita di tempo” il concerto dati i numerosi problemi tecnici, e confesserà che solo grazie al calore del pubblico gli Oasis hanno proseguito l'esibizione.

Dopo poco salta la corrente sul palco... A questo punto lasciamo i fratelli Gallagher e compagni a favore dei Gang Of Four (voto: 8). Meravigliosi. Una band con le palle. Nonostante i volumi un po' bassi ci ha stupito la consistenza della loro performance. 'Natural's Not In It' impossibile da non ballare.

Pochi minuti di Telepathe (voto: 4) lasciano un retrogusto amaro, come ascoltare un'unica intro da cui ci si aspetta molto ma che non fa decollare mai il pezzo. Meglio ascoltarsi il disco.

Lasciamo il festival con le note in lontananza dei We Are Standard (voto: 6), una sorta di Subsonica in versione spagnola, ma molto più indie / punk-funk.


17/18-7-2009
Festival Internacional @ Benicassim, Spagna - Giorni 2 & 3

Giorno 2: venerdì. Dalle prime ore del pomeriggio si alza il vento. le nuvole velano il cielo. Arriviamo nell'Escenario Verde (il main stage) e Paul Weller (voto: 5) inizia a suonare. L'attenzione però è per l'incendio che si è sviluppato alle nostre spalle appena fuori dal recinto: un intero campo di sterpaglie viene mangiato da fiamme alte che aiutate dal forte vento minacciano i palazzi sul lungo mare. Tutto torna alla normalità dopo un paio d'ore, ma il vento ora è talmente forte che Weller deve fermarsi a metà concerto. La copertura del palco salta per metà, Il tendone dell'area press oscilla e viene chiuso assieme agli altri palchi. La gente non sa che fare.

Dopo due ore di silenzio l'organizzazione decide di far suonare sul palco grande i Tom Tom Club (voto: 5). Al termine del live il pubblico viene fatto defluire all'esterno del recinto, e coperti di polvere rossa ce ne torniamo a casa tristi di aver perso le (personalmente) tanto attese performance di Kings of Leon, Maximo Park, Horrors, Boys Noize e Yuksek.

Giorno 3: sabato. Il live dei Television Personalities (voto: 0) è quanto di più brutto abbiamo avuto l'occasione di vedere in tutta la nostra vita. Si è poi parlato di una qualche loro protesta durante lo 'show' (la parodia di 'All The Things That I’ve Done' dei Killers?) ma, oltre ad uno strafatto Dan Stacey che a metà decide di non suonare più la chitarra, c’è poco da dire. Il batterista a volte si ritrova a suonare da solo per lunghi minuti dato che sul palco tutti parlano e si raccontano i fatti loro. Non vengono lapidati dal pubblico grazie al loro importante nome, ma la performance, o finta tale, risulta una presa in giro, una totale mancanza di rispetto verso chi si è posto di fronte a loro per ascoltare musica.

I 2Manydjs (voto: 9) li abbiamo visti in ogni modo in Italia. Al nord sono quasi dei resident. Ma questa volta sorprendono. I fratelli Dewaele fanno sempre dj set, OK, ma in questa occasione il loro percorso nella storia della musica è impressionante. Si toccano tutte le decadi dagli anni '60 in poi. I due, che paradossalmente suonano con una consolle extralusso (due dvj con controllo video e due cdj, mixer con kaoss pad e altro), si dividono l’unica cuffia a disposizione. Il maxi schermo del palco principale mostra una telecamera fissa sulla consolle, ed è impressionante quante volte le loro mani si muovono sui comandi gestendo ogni singolo movimento del loro set. La folla risponde come di fronte ad una delle più acclamate rockband. Sempre una spanna avanti a tutti.

Gli Elbow (voto: 9), sfortunatamente, li sentiamo solo da tre quarti concerto. Giusto il tempo di capire di aver perso uno spettacolo incredibile, dalle atmosfere dense e profonde. In particolar modo è la voce di Guy Garvey ad ammaliare. A farsi e a fare amare.

I Maximo Park (voto: 8) sono una band da concerto live. O meglio, Paul Smith è un animale da palco. Nonostante l'ultima loro fatica discografica non sia di gran livello la band di Newcastle si conferma per l'ennesima volta una delle poche ad essere sopravvissute dall'ondata indie di metà decennio. Dunque assolutamente da vedere dal vivo. E speriamo che il quarto disco, se e quando uscirà, sarà dello stesso livello dell'inparagonabile 'A Certain Trigger' del 2005.

Qualche aggiustatina, ma solo ai capelli, per questo live dei Franz Ferdinand (voto: 8). La scaletta e la performance sono identiche a quelle del tour dei palazzetti. Cambia poco (sparisce 'This Fire' dalla chiusura, lasciata al delirio elettronico di 'Lucid Dreams') e il risultato è sempre lo stesso: un’incredibile carica adrenalinica. I Franz hanno oramai una miriade di singoli per far saltare tutti gli indie guys d’Europa. Dai brani taglienti degli esordi, ai nuovi droni elettronici. Oramai una sicurezza, una delle poche band degli anni zero che ci ricorderemo.

Peaches (voto: 10) è la rivelazione del festival. Seguita dalla sua band, The Sweet Machine, il suono che viene a crearsi è un’elettronica mischiata con il rock, la dance, il pop. Electroclash dai mille spunti che ha come valore aggiunto una scelta di suoni davvero valida ed accurata, che anche i Justice e compagnia bella potrebbero invidiare. Peaches è la star. Viene innalzata dal pubblico durante il suo stage diving e, sorretta dalla folla, continua a cantare anche quando viene fatta rimbalzare tra centinaia di mani. La platea pende dalle sue labbra e, all’ordine di togliersi le t-shirts, migliaia di magliette vengono fatte sventolare in suo onore. Peaches ha una carica incredibile e si diverte a giocare sul sesso urlato e non mascherato. Lo show è un suo lungo spogliarello fino al conclusivo body color carne con la zona genitale, la sua 'peach', illuminata.


19-7-2009
Festival Internacional @ Benicassim, Spagna - Giorno 4

L’organizzazione del FIB, messa KO dalle intemperie del venerdì sera, fatica a trovare un giusto ordine delle cose. Finisce così che arrivando in orario per i Calexico, ci si trovi a sentire la loro ultima canzone, scoprendo che tutti gli orari del FiberFib e dell’Escenario Verde sono stati cambiati. Bisogna quindi correre a capirci qualcosa e ricomporre le varie timetable.

Buona sorpresa i White Lies (voto: 7) dei quali si vociferava molto male riguardo ai loro live. Invece, la band di Londra si dimostra capace di ricreare quanto fatto su disco, anche se il giovanissimo leader Harry McVeigh non spicca per personalità. Spesso pare quasi intimorito dalla grande folla che intona i vari singoli estratti dal loro sorprendente album d’esordio. Un concerto che invece riesce a mantenere la propria carica emotiva, aiutato dai colori e dalle luci del tramonto.

In contemporanea (a causa degli spostamenti d’orario), troviamo i TV On The Radio (voto: 6) che questa volta non riescono proprio a far brillare la loro stella. La stratificazione dei brani su disco dal vivo non riesce a ricrearsi e spesso i suoni si sovrappongono e non riescono ad essere chiari nel proprio rumore. L’equalizzazione del palco, oltretutto, non aiuta la band di New York nella sua impresa, intrappolandola in un suono non all’altezza (troppi bassi della cassa e frequenze medie tagliate). Dispiace quindi che le conclusive 'DLZ' e 'Staring At The Sun' non trovino quell’incredibile luce di cui solitamente splendono.

Lykke Li (voto: 10) è la miglior performance a cui si possa partecipare a questa edizione del FIB. L’appena ventiquattrenne svedese, con all’attivo un solo album, mostra sul palco una maturità incredibile e fuori da ogni norma. I generi toccati sono molti, dall’indie-rock, all’electro, alla musica d’autore, al rap. Timotej Zachrisson (all’anagrafe) è una performer in grado di adattarsi a tutto ciò. Ma il suo non è un adattarsi, è essere di un’anima multiforme. Timotej è tutto ciò. E’ selvaggia e animalesca nei movimenti, ma anche delicata e jazz nella conclusiva 'Tonight', che si conclude con il pubblico che intona l’ultimo verso del ritornello e Lykke Li che applaude ed esce. Forse siamo davanti ad una nuova regina, in grado di rendere gigantesco il minimalismo di 'Dance, Dance, Dance' e di rendere educato e sofisticato il saltare di 'Breaking It Up' (il brano meglio riuscito dell’intero blocco). C’è anche spazio per la cover di 'Knocked Up' dei Kings Of Leon, un omaggio a noi che non abbiamo avuto il piacere di sentirli. Siamo probabilmente davanti a qualcosa di davvero nuovo e magnifico.

Gli headliner di quest’ultimo giorno sono i Killers (voto: 6), affermati oramai anche nel mondo mainstream. Sintetizzando il concerto si potrebbe definire come un live per fans. I Killers non sono dei grandi musicisti e Brandon Flowers subisce la sua stessa scrittura: le sue parti vocali dal vivo sono troppo difficili anche per lui. Proprio a causa di ciò, coloro che non amano i Killers nemmeno su disco finiscono per annoiarsi ed allontanarsi. I veri affezionati, o quelli che apprezzano esclusivamente i loro singoli, riescono a divertirsi e a trovare spunti di piacere. Effettivamente Brandon è un ottimo frontman e visivamente riesce a catturare la folla (principalmente femminile). I singoli funzionano (peccato una 'Mrs. Brightside' debole) e alla maggior parte della platea basta ciò. Da lavorarci. Ma ne avran tempo e voglia adesso?

Sempre martoriati da problemi tecnici questi Friendly Fires (voto: 7)! Questa volta è il turno delle tastiere del cantante Ed Macfarlane. Risolto questo problema, i Friendly Fires dimostrano già di avere numerosi singoli da battaglia e il trittico 'Skeleton Boy', 'Lovesick', 'Jump In The Pool' ne sono la dimostrazione. Il pubblico inglese li ha già resi idoli e loro riescono a trovare una buona attitudine on stage capace di intrattenere e far ballare con sezioni ritmiche sempre molto lavorare e originali.

Chiudono la serie di concerti del FIB 2009 i Rinoçerose (voto: 6), dal groove bello potente. Il loro impatto è deciso e molto dance, cassa dritta e basso corposo; vestono di bianco e nero e sono molto scenici anche se un po' troppo fermi sul palco. Bella la comparsa di Bnann Watts degli Infadels in 'Cubicle'. Nonostante ciò dopo un po' la nostra soglia di attenzione cala perché tutto sommato la band francese non ha molto da dire.

Anche questa quindicesima edizione è giunta al termine. Chiudiamo gli occhi e balliamo i set di DiskJokke e DJ Hell. E mentre il sole sta sorgendo rammaricati abbandoniamo il festival con la consapevolezza che l'anno prossimo saremo ancora lì, pronti a cantare e ballare.


Mattia Barro & Andrea Alibardi

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