martedì 13 ottobre 2009

"Da una vecchia Moleskine rossa come ottobre" - STRALCIO

una vecchia moleskine finita con tante altre cose nel nulla che poi è tutto il mio passato.

percorso a ritroso dal più recente al più ammuffito.
circa da luglio 2009 a gennaio 2009. o forse era dicembre 2008.


to my sweetheart, the melancholic

"I bambini scappano dai cani nei parchi e tu mi parcheggi nella doppia fila delle tue manovre sentimentali. Che oggi fa abbastanza caldo per ucciderci e tu non mi lasci il finestrino giù. Di che parliamo?
Si stanno riprendendo tutto, organi compresi, riprendendoci con telecamere giganti. Stars di Che Cazzo TV.
Guardandoti con due aspirine e mille euro in meno ti chiedo se puoi offrirmi una pizza. E uno strappo in macchina. Ma Miami è lontana.


No.
non ci siamo lavati via del tutto.
No.
non ancora del tutto.
No.
non ci siamo lavati via del tutto.


Mi hai dormito sul cuore lasciandoci la piega.
Spiegami ora che ci fai a 600km dalla fine con lo sguardo fuori fisso dal finestrino.


I mondi (in)finiti.
Tu che mi spettini,
io che ti pettino,
il vento forte.
La birra al litro,
la musica in filodiffusione.
Dimmi che non siamo solo questo.


E quando mi hai detto che ci tenevi a me, guardavi nel vuoto come le hostess. E gli aerei ci avevano scompigliato i capelli. E i fusi orari.
Sdraiati sul letto siamo in due case diverse come i tramonti visti in volo con in volto i colori opposti a noi.


poi come un treno è arrivata Parigi e il diretto per Bologna.
La cecità.
Il vino è diventato aceto mentre eravamo fuori a far rivoluzioni, a farci di rivoluzioni altrui. Rifarsi una vita?
Perdiamo peso lasciando per strada i nostri terrorismi psicologici.


A Barcellona ci amiamo in faccia alla faccia di chi ci dice "abbiamo venduto i sentimenti".


Che hai svegliato tutti quando alle 5 del mattino gemevi rumorosamente. Avran pensato che facessimo sesso ma facevamo senso. Fatti com'eravamo dei nostri fitti problemi di comprensione reciproca.


E se piango mi chiedi se lo faccio per te. E io vorrei farmi per te.
E io vorrei farmi prete.
Affermi che ti dico ti amo solo per guardarti sotto la gonna. Correggo il tuo "guardare" con "entrare". Ma non mi sento ancora appagato dal vocabolario.


Vederti è stato quasi, tipo, importante. Almeno ora so che esisti. E sei viva. Vado via e ti lascio, che non mi rimane che questo. Che la fortuna me la sono giocata ieri sera. Sarà. Sera. Sempre. Perdo. Perdo gli occhiali da sole e per una volta ti vedo per davvero.
Parlando di sinapsi.
Parlando di ulcera.
I tuoi attacchi di panico contro i miei attacchi di panismo.
Che poi diventeremo riserve, finiremo le risorse e saremo prima in riserva e poi a piedi. Mi dici che ti senti a tuo disagio.


Fossi in te sarei rimasto a letto, mi hai detto. Aggiungendo che sai come sto, dove sto, ____ sto. Sotto di noi le metropolitane con la luna storta e i binari pure.
Dove ci porterà questa parte di noi?
Le barche a vela di Fuksas e i nostri cambiamenti d'umore. Furore. Colore.
Ho sfogliato la rivista della nostra vita nella sala d'aspetto del medico.
Rumors.
Qualcuno dice che c'è un after al Duomo stanotte.
Ma tu sei stanca.
A volte di me.


Le orgie dei nostri battibecchi. Mi dici "Becchiamoci" e poi te ne sbatti.
Tanto lo so.
Tanto non so.
Hai una pancia enorme dopo tutto l'alcool che hai bevuto.


Che poi tu mi continui a parlare di chenesoio e ci rimango malissimo, ma non lo noti che hai il sole contro e non porti gli occhiali da sole.
Da solo.
Vado a lezione per imparare a non amarti, a non fare il martire. Martini nei nostri cuori.
La fine de mo(n)do di vederci. Fatico a vedere ciò che mi stai raccontando e raccimolando ferite aperte potrei costruirci un fegato nuovo. Che non hai mai avuto il fegato di dirmi addio, ti sei voltata e basta.
Basta.


La mononucleosi delle nostre litigate sotto i brani nostalgici del 1984. Il post-punk.
Le interruzioni per tirare su col naso, col cuore, col cazzo.
Che quando ti ho detto che stavo per arrivare pensavi che stessi per venire.
E l'hai trovato fuori luogo.


Con la mia faccia da epatite C.


I nostri ego ci hanno preso tutti i nostri G8, Ligabue e Raffaello. Dai tagli sulle tue mani escono talismani tali a tutte quelle manie che chiami "progetti a lungo termine". Che termineranno.
Al Terminal 2 aspetto che tu atterri e sono a terra. Le crisi di volo e di vuoto e di voto. Andremo fuori dalla caserme a farci giustizia da soli. Andremo fuori dalle caserme a farci da soli.
L'autoerotismo dei nostri rapporti sessuali e sensuali.
L'anoressia della nostra comunicazione che abbiamo finito le batterie dei nostri walkie-talkie.
Non senti che ti chiamo?"



Mattia Barro

2 commenti:

Anonimo ha detto...

" Andremo fuori dalla caserme a FACI giustizia da soli. "

Mattia Is No a Superman ha detto...

se in tutto ciò che ho scritto ho semplicemente fatto un errore di trascrizione mancando una R, vado orgoglioso del mio italiano sbagliato. vuol dire che non c'era altro da recriminare :)
bien'

hugs,
m